Uomo politico argentino. Militare di carriera, con il grado di colonnello prese
parte al colpo di Stato del 1943, che rovesciò il presidente R. Castilla.
Ministro della Guerra e del Lavoro durante il Governo di E.J. Farrell, ottenne
un vasto consenso da parte dei sindacati operai, che avevano ricevuto da parte
sua ampie concessioni. Eletto presidente della Repubblica il 24 febbraio 1946,
P., coadiuvato dalla moglie, Eva Duarte, attuò una politica
"giustizialista" che egli stesso definì a metà strada "fra
capitalismo e comunismo". Il suo programma pose, come presupposti
irrinunciabili, la protezione dei lavoratori, il conseguimento della giustizia
sociale, l'intervento dello Stato nei vari settori della produzione e della
distribuzione dei beni. Sul piano interno, l'azione del presidente fu volta,
principalmente, alla trasformazione dell'economia del Paese da agricola a
industriale (piano quinquennale 1947-51), all'espropriazione della grande
proprietà fondiaria, alla nazionalizzazione della Banca centrale, delle
ferrovie e del commercio estero, alla creazione di una flotta mercantile di
Stato. Sul piano internazionale
P. cercò di creare alleanze, nel
settore latino-americano, in senso antistatunitense. La battaglia
antimperialista da lui condotta gli procurò, nel corso del suo mandato,
molte inimicizie, mentre i caratteri autoritari del regime instaurato in
Argentina fecero progressivamente aumentare il malcontento delle classi
abbienti. Anche la Chiesa si schierò contro il presidente argentino e
questi venne scomunicato dopo l'introduzione del divorzio (1954) e l'espulsione
del vescovo ausiliario di Buenos Aires (1955). Il peggioramento della situazione
economica e l'aperta ostilità degli Stati Uniti diedero il colpo di
grazia al Governo di
P.; il presidente venne dunque deposto da un colpo
di Stato militare (16 giugno - 16 settembre 1955). Costretto all'esilio, egli si
stabilì in Spagna, da dove non cessò di influenzare la vita
politica del suo Paese tenendosi in contatto con il movimento peronista in
Argentina. Riammesso in patria e rieletto presidente della Repubblica nel 1973,
P. fu costretto a fronteggiare una difficile situazione interna, a causa
dell'assassinio, dopo pochi giorni dall'inizio del suo mandato, del segretario
della CGT, la Confederazione generale del lavoro, rivendicato da un commando di
guerriglieri dell'ERP (Esercito rivoluzionario del popolo). Alla morte di
P., avvenuta nel 1974, gli successe la seconda moglie, già
vicepresidente, M.E. Martínez de Perón (Lobos, Buenos Aires 1895 -
Buenos Aires 1974).